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Il giorno delle palme, di Alessandro Manzoni

Il giorno Delle Palme:
brano liberamente adattato dalla “Notte dell’Innominato” di Alessandro Manzoni

domenica delle palme manzoni

 Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”, grida la folla all’ingresso di Gesù a Gerusalemme, tra rami di palme ed ulivi festanti. C’è un clima di festa  nelle vie e nelle piazze e, mentre la folla stende i propri mantelli sulla strada di Gerusalemme,  alcuni, forse stranieri di passaggio, chiedono: “Chi è costui?” e altri rispondono: “Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea”.

“Ed ecco, ecco che, stando così immoto a sedere, sentì arrivarsi all’orecchio come un’onda di suono non bene espresso, ma che pure aveva non so che d’allegro. Stette attento, e riconobbe uno scampanare a festa lontano; e dopo qualche momento, sentì anche l’eco del monte, che ogni tanto ripeteva languidamente il concento, e si confondeva con esso. Di lì a poco, sente un altro scampanìo piú vicino, anche quello a festa; poi un altro. “Che allegria c’è? cos’hanno di bello tutti costoro?” Saltò fuori da quel covile di pruni; e vestitosi a mezzo, corse a aprire una finestra, e guardò. Le montagne eran mezze velate di nebbia; il cielo, piuttosto che nuvoloso, era tutto una nuvola cenerognola; ma, al chiarore che pure andava a poco a poco crescendo, si distingueva, nella strada in fondo alla valle, gente che passava, altra che usciva dalle case, e s’avviava, tutti dalla stessa parte, verso lo sbocco, a destra del castello, tutti col vestito delle feste, e con un’alacrità straordinaria. “Che diavolo hanno costoro? che c’è d’allegro in questo maledetto paese? dove va tutta quella canaglia?” E data una voce a un bravo fidato che dormiva in una stanza accanto, gli domandò qual fosse la cagione di quel movimento. Quello, che ne sapeva quanto lui, rispose che anderebbe subito a informarsene. Il signore rimase appoggiato alla finestra, tutto intento al mobile spettacolo. Erano uomini, donne, fanciulli, a brigate, a coppie, soli; uno, raggiungendo chi gli era avanti, s’accompagnava con lui; un altro, uscendo di casa, s’univa col primo che rintoppasse; e andavano insieme, come amici a un viaggio convenuto. Gli atti indicavano manifestamente una fretta e una gioia comune; e quel rimbombo non accordato ma consentaneo delle varie campane, quali piú, quali meno vicine, pareva, per dir così, la voce di que’ gesti, e il supplimento delle parole che non potevano arrivar lassú. Guardava, guardava; e gli cresceva in cuore una piú che curiosità di saper cosa mai potesse comunicare un trasporto uguale a tanta gente diversa.  Poco dopo, il bravo venne a riferire che, un certo Profeta di Nazzaret, era arrivato a ***, e ci starebbe tutto quel giorno; e che la nuova sparsa la sera di quest’arrivo ne’ paesi d’intorno aveva invogliati tutti d’andare a veder quell’uomo; e si scampanava piú per allegria, che per avvertir la gente. Il signore, rimasto solo, continuò a guardar nella valle, ancor piu pensieroso. “Per un uomo! Tutti premurosi, tutti allegri, per vedere un uomo! E però ognuno di costoro avrà il suo diavolo che lo tormenti. Ma nessuno, nessuno n’avrà uno come il mio; nessuno avrà passata una notte come la mia! Cos’ha quell’uomo, per render tanta gente allegra? Qualche soldo che distribuirà così alla ventura… Ma costoro non vanno tutti per l’elemosina. Ebbene, qualche segno nell’aria, qualche parola… Oh se le avesse per me le parole che possono consolare! se…! Perché non vado anch’io? Perché no?… Anderò, anderò; e gli voglio parlare: a quattr’occhi gli voglio parlare. Cosa gli dirò? Ebbene, quello che, quello che… Sentirò cosa sa dir lui, quest’uomo!”

 Si, lo incontreremo il Figlio dell’uomo! Lo incontreremo nell’orto degli Ulivi bagnato di sangue; lo incontreremo in un tribunale vestito come un “re di Burla”; lo incontreremo inchiodato ad una croce e deposto in un sepolcro. Lo incontreremo vestito di luce…

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